Blog e news sulla filtrazione e depurazione industriale dell'aria Inquinamento olfattivo industriale: cosa sono e in quali settori si trovano i cattivi odori | HFILTRATION

Cos’è l’inquinamento olfattivo industriale e quando se ne parla? Ma soprattutto, quali sono i settori coinvolti in questa problematica? In questo articolo cercheremo di fare chiarezza al fine di individuare quali realtà aziendali risultano coinvolte

Quando si parla di inquinamento olfattivo si indica una condizione per cui l’aria risulta oberata di odori sgradevoli oppure eccessivamente intensi, che in alcuni casi potrebbero piacere ma di fatto arrecano disagio e danni a chi li percepisce. Questo avviene non di rado in prossimità di impianti industriali di differente natura, con danni non soltanto per gli operatori dell’azienda, ma anche per chi si trova di passaggio o vive dinnanzi a tali strutture.

Come anticipato non si parla solo di odori sgradevoli, ma si può trattare anche di profumi che in piccola quantità potrebbero essere anche piacevoli, ma che in determinate circostante divengono così intensi da infastidire soprattutto le persone dotate di un olfatto particolarmente sensibile.

Quali sono le principali fonti di inquinamento olfattivo?

Solitamente i principali responsabili di quello che viene definito inquinamento olfattivo sono sostanze derivanti dalla decomposizione, escrezioni animali e processi industriali nei quali viene impiegata ammoniaca, acido solforico, scatolo e indolo e dimetil solfuro.

Se vogliamo invece analizzare i settori o le tipologie di industrie maggiormente coinvolte, troviamo:

  • Discariche e impianti di trattamenti dei rifiuti o di acque reflue
  • Aziende chimiche
  • Impianti di processamento del cibo
  • Cantieri
  • Cartiere
  • Campi coltivati e impianti di compostaggio
  • Impianti di trivellazione
  • Centrali a carbone
  • Impianti di smaltimento delle carcasse
  • Impianti di torrefazione del caffe e fabbriche di birra.

L’incidenza di inquinamento olfattivo è inoltre influenzata dalla frequenza, dall’intensità, dalla localizzazione e dalle condizioni atmosferiche. Un esempio è il vento che ne favorisce la dispersione, pioggia e freddo li fanno precipitare al suolo riducendone la percezione, al contrario, umidità e alte temperature aggravano il problema, rendendoli di fatto più intensi e fastidiosi.

Un’esposizione continuativa e protratta nel tempo a odori sgradevoli può portare a un’ipersensibilità agli stessi, ma anche parosmia, ovvero percezione alterata degli stessi. Anche la fantosmia può essere una conseguenza: si tratta di una sorta di allucinazione olfattiva. Nei casi più gravi invece può verificarsi la cacosmia, ovvero la sensazione che profumi sembrino odori sgradevoli, e, nei casi più gravi provoca la perdita parziale o completa dell’olfatto.

Oltre a questi disturbi prettamente olfattivi, si possono poi manifestare riniti frequenti, starnuti, tosse con maggior secrezione di muco, malesseri generali e stanchezza, broncocostrizione, stress, tensione muscolare, emicrania, insonnia, deficit di concentrazione, irritazioni del tratto respiratorio e degli occhi, asma e nausea.

Alla luce di quanto detto risulta pertanto evidente come ogni realtà coinvolta in processi che possano portare alla formazione di odori, debba operare in maniera tale da ridurne l’incidenza ed evitare la diffusione di inquinamento olfattivo che, oltre ad arrecare danni alle persone, danneggia l’ambiente circostante.

 

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